DS e Margherita: “Ecologisti per l’Ulivo”, una scelta di grande incoraggiamento
Democratici
di Sinistra e Margherita salutano con piacere la nascita di
“Ecologisti per l’Ulivo”.
Le
argomentazioni sostenute dai promotori del nuovo movimento sono
importanti e guardano al futuro Partito democratico conferendo alla
discussione politica in corso un elemento di novità positiva.
Per due
patiti come DS e Margherita che si stanno mettendo in discussione per
contribuire alla nascita di un grande partito moderno e riformatore,
il passaggio odierno è di grande incoraggiamento.
Pur ribadendo
che i valori ambientali devono connotare la politica di governo di
tutto il Centrosinistra, la scelta di “Ecologisti per l’Ulivo”
arricchisce l’identità del futuro soggetto politico,
sottolineandone una sensibilità culturale ambientalista utile
alla elaborazione della proposta politica del Partito democratico fin
dal suo concepimento.
Il patrimonio
di idee e di esperienze che “Ecologisti per l’Ulivo” mette così
a disposizione del futuro Partito, già dalle prime fasi della
sua nascita, rappresentano un contributo importante sulla via del
rinnovamento politico del nostro Paese.
Giulio
Fantuzzi Segretario
provinciale DS
Marco
Barbieri Coordinatore
provinciale La Margherita D-L
Manifesto degli "Ecologisti per l'Ulivo"
Massimo Mezzetti, Consigliere Regionale Uniti nell'Ulivo- DS :
"Una novità politica di grande importanza. Va colta, anche in Consiglio
Regionale, l'occasione per ampliare il progetto del Partito Democratico che
non deve chiudersi fra i DS e la Margherita"
"L'annuncio che un gruppo di esponenti significativi del movimento del "Sole
che Ride" dell'Emilia-Romagna, fra i quali il mio collega, Consigliere
Regionale Gian Luca Borghi, abbia aderito all'iniziativa promossa da
Mattioli e Scalia del manifesto degli "ecologisti per l'Ulivo" assume un
importanza notevole nel dibattito politico in corso nel Paese e nella nostra
stessa regione". Lo ha dichiarato il Consigliere Regionale Massimo Mezzetti
dei DS al termine della conferenza stampa degli esponenti dei Verdi che
hanno promosso il Manifesto. "L'interesse da loro mostrato a partecipare al
percorso costituente per un nuovo soggetto politico unitario, il cosiddetto
Partito Democratico, conferma la validità - ha proseguito Mezzetti - di
quanto detto nei giorni scorsi da me, da Zani e dagli altri firmatari del
documento regionale che chiede ai vertici dei DS di ricominciare daccapo il
percorso, rompendo lo schema fisso e chiuso "DS-Margherita" e aprendolo a
tutte quelle componenti della politica e della società che sono potenziali
interlocutori del nuovo partito. E' evidente che, avendo Borghi avanzato la
proposta, anche in Consiglio Regionale dovremo riconsiderare l'attuale
composizione del gruppo federativo de l'Ulivo. E' un'occasione importante,
da cogliere subito. Lo spirito con il quale io e altri consiglieri abbiamo
accettato di appartenervi è sempre stato quello di un esperimento che
potesse ampliare i suoi orizzonti politici. Se così non dovesse essere - ha
concluso Mezzetti - verrebbero tradite le aspettative di quanti credono in
un Ulivo ampio e rappresentativo di tutte le culture riformiste".
“Un partito
moderno che favorisca il ricambio delle classi dirigenti”
L'identikit del
partito democratico tracciato da Piero Fassino nel video messaggio inviato
ai partecipanti alla tre giorni che si conclude oggi a Modena al Baluardo della
Cittadella
Novembre 2006
Modena: “Un partito vero, un partito di massa che abbia
radici e non un movimento di opinione. Ma al tempo stesso un partito moderno in
osmosi continua a costante con la società civile”. Sarà questo, secondo Piero
Fassino, il futuro partito democratico. Il segretario dei Ds ne traccia
l'identikit in un video messaggio inviato ai partecipanti alla tre giorni sul
PD che si conclude oggi a Modena.
“Spesso - dice Fassino - si rappresenta
la discussione sulla forma del partito in termini che a me paiono astratti. E
ciò si contrappone un partito e la sua struttura alla domanda di partecipazione
dei cittadini. In realtà essere partito con centinaia di migliaia di aderenti,
con una presenza in tutti i comuni italiani, con delle radici profonde nella
società, con un'attività che non sia limitata alle campagne elettorali non
contraddice affatto a modalità di partecipazione democratica e di protagonismo
dei cittadini. Anzi, io sono convinto che, se si vuole promuovere
partecipazione e protagonismo dei cittadini in una forma innovativa, un partito
è tanto più necessario”.
Ma un partito - precisa Fassino - che adotti le primarie come metodo consueto e
ordinario di selezione di tutte le candidature che vengono avanzate agli
elettori in ogni ordine e grado di elezione”. E che preveda la “rotazione degli
incarichi dei dirigenti e dei gruppi dirigenti, i mandati a termine per
favorire il ricambio delle classi dirigenti, il voto segreto per eleggere
qualsiasi dirigente”.
Per quanto riguarda la collocazione internazionale Fassino ribadisce che il
partito democratico deve “essere ancorato fortemente alla famiglia socialista
europea e internazionale ma non per una ragione ideologica. Una grande forza
riformista se vuole pesare e incidere nel mondo di oggi non può chiudersi
soltanto in un orizzonte nazionale ma deve avere una collocazione europea e
mondiale. E la collocazione naturale di un partito riformista italiano è la
dove ci sono gli altri partiti riformisti. E per ragioni storiche che non
dipendono dalla buona o cattiva volontà di nessuno se uno guarda all'Europa si
vede che la famiglia riformista fondamentale è la famiglia socialista e
socialdemocratica perché in quasi tutti i paesi europei la principale forza
riformista è un partito socialista o socialdemocratico”.
Per quanto riguarda il percorso che porterà alla nascita del nuovo partito si
limita a indicare un “cantiere che sia capace di individuare, da qui fino a
quando il partito sarà costituito a regime, tutte le forme transitorie per far
vivere la compresenza delle organizzazioni politiche e dei cittadini”.
Il PD non rappresenterà tutto il centrosinistra, precisa il segretario dei Ds.
“Il centrosinistra continuerà ad essere un'alleanza. Ma non è indifferente se
questa alleanza è guidata da una forza principale grande che per larghezza del
consenso elettorale, ampiezza delle sue radici, forza del consenso, credibilità
della sua classe dirigente, sistema di relazioni internazionali rappresenta un
punto di certezza di solidità e di stabilità”.
25 ottobre 2006
"I dissidi non
facciano perdere di vista la meta"
Antonio Finelli interviene nel
dibattito in corso nella Margherita
In merito ad
alcune dichiarazioni di esponenti della Margherita trasmettiamo una nota di
Antonio Finelli, coordinatore della segreteria cittadina dei
Ds
"Capisco che possa apparire inopportuno commentare vicende che
riguardano un altro partito, però il documento di alcuni militanti della
Margherita, Pini, Glorioso e Mauro Galavotti, in particolare, che considero
non solo alleati politici ma amici di vecchia data, mi suggeriscono un
commento ad alta voce, sperando che non venga considerato un'ingerenza fuori
luogo. Siamo di fronte sia noi sia la Margherita sia, non stancherò mai
di augurarmelo, anche i socialisti, all'altra metà del guado verso il
Partito democratico e il dibattito, anche interno di un partito che si trova
in quella metà del fiume, nel bene o nel male, influisce anche sugli
altri compagni di viaggio.
L'osservazione, allora, che faccio a quella
discussione è che i dissidi dell'oggi, non facciano perdere di vista la meta
di domani. Lo dico perché leggo in quelle dichiarazioni una punta di
scetticismo su come verrà costituito il Partito democratico. Un affare di
gruppi di dirigenti che si preparano a spartirsi il potere nel nuovo partito?
Se così fosse il Partito nuovo nascerebbe gia morto e sepolto e crollerebbe
alla prima prova. Ma così non sarà. Il tempo che viviamo ci impone di
impegnarci tutti su questa scommessa a costo di scontare frizioni e confronti
serrati nelle vecchie case che si andranno ad unificare e tenendo conto che
il Partito democratico non sarà solo una questione da risolvere tra vecchi
partiti e con vecchie logiche ma metterà in gioco molte altre forze che si
stanno muovendo nel grande mondo dell'Ulivo e del centrosinistra".
1 agosto 2006
Governo e Partito democratico
C’è una strana coincidenza tra la battuta d’arresto che
sembra avere il progetto di Partito democratico e i sussulti, gli scricchiolii
che si registrano nella compagine di Governo e nella maggioranza che lo
sorregge.
I voti di fiducia sul decreto Bersani, quello sul
finanziamento della missione in Afghanistan, le proteste del Ministro Di Pietro
sull’indulto, coincidono con le paure e i distinguo che stanno attraversando il
dibattito sulla opportunità o necessità di costruire, in tempi ragionevoli, il
partito nuovo, il Partito democratico. Una tensione che e non aiuta
nemmeno ad aprire una riflessione su come i tanti o troppi partiti che
oggi stanno nel centro sinistra sono in grado di rappresentare davvero la
società italiana.
La richiesta di pensare meno al progetto e
riflettere di più sulle beghe del Governo a prima vista sembra una proposta
ragionevole. Una proposta tesa a non creare troppa tensione soprattutto tra Ds
e Margherita e a pensare più al Governo e a come fargli passare
questo difficile debutto.
Un ragionamento pratico e realista ma, a nostro avviso,
piuttosto rischioso.
La debolezza del Governo, infatti, sta su due questioni
fondamentali: una maggioranza risicata al Senato dove non è concessa nessuna
distrazione e la pletora di partiti che lo sostengono frutto di un sistema
elettorale iper proporzionale e generoso produttore di partiti e partitini, i
quali, una volta rappresentati sono obbligati, per sopravvivere, ad eccessi di visibilità
e quindi ad enfatizzare gli elementi di distinzione piuttosto che i
fattori di unità.
Il miracolo dell’unità, sotto il segno dell’Ulivo o
dell’Unione, che si presenta, da qualche anno, alla vigilia di elezioni, è
un’esperienza che ha funzionato. Un’esperienza però, che se non trova una
continuità e un suo “crescendo” anche in periodo non elettorale, pensare
di riproporla solo alla vigilia d’elezioni potrebbe apparire una minestra
riscaldata e non più certa di rappresentare un successo.
Oggi la scommessa del Partito democratico non è
rinviabile. Una scommessa che è interdipendente con la tenuta del Governo.
Senza particolare fretta, ma il cantiere del partito democratico va aperto
subito, anche a Modena. Noi siamo disponibili a fare la nostra parte. Questo è
anche il mandato che si è dato l’ultimo Consiglio Nazionale dei Democratici di
sinistra.
Aprire sul serio questo cantiere in città , cosi come a
livello nazionale, è un modo anche per trasmettere alla pubblica opinione, ai
cittadini delle primarie, un’immagine di governo locale e nazionale come il
prototipo sperimentale di un progetto di più largo respiro e non solo
un’alleanza tradizionale di centro-sinistra. E’ vero, i temi aperti sono molti,
due in particolare: la questione della compatibilità tra laicità e ispirazione
cattolica e la collocazione internazionale del partito nuovo. Nodi che,
leggendo quello che scrive Stefano Ceccanti, Giuliano Amato e lo stesso Fassino
ci paiono risolvibili. Se l’area internazionale di riferimento sarà quella,
come auspichiamo, del socialismo democratico dove laicità e credo religioso
convivono serenamente, allora si potrà mettere da parte gli inutili dubbi di
chi non vuole morire democristiano o socialista. Nel Partito
democratico che pensiamo noi si può essere un po’ l’uno o un po’ l’altro o
nessuno dei due.
Battute a parte, la verità è che il modo migliore per
proseguire seriamente la discussione è creare velocemente sedi per il dialogo
ed il confronto e soddisfare così la forte aspettativa presente in molte parti
della comunità modenese.
Franceso Ori
Segretario Cittadino DS Modena
Antonio Finelli
Coordinatore Segreteria Cittadina DS Modena
22 luglio 2006
Accelerare sulla strada del Partito democratico
Trasmettiamo un intervento dell'onorevole Ivano Miglioli sul Partito
democratico
Ho l'impressione che da qualche tempo il dibattito sul partito democratico -
ne è in parte una prova il sondaggio pubblicato di recente dal quotidiano La
Repubblica - cominci purtroppo ad appassionare sempre meno. Non mi riferisco
tanto al ceto politico che si accapiglia spesso e volentieri sulla natura
del futuro partito, quanto al sempre evocato ma poco ascoltato "popolo
dell'Ulivo" che il partito democratico vorrebbe farlo sul serio e non solo
vagheggiarlo. Voglio dire che, agli occhi della gente, e soprattutto della
nostra gente - quella che ci ha votato in tutti questi anni alle
amministrative e alle politiche non solo per governare comuni e città ma per
cambiare l'Italia e dotarci di una grande forza politica riformista che sia
in grado di realizzare quel cambiamento - tutto questo discutere in astratto
sul nome e sulla collocazione europea comincia a sembrare un po'
incomprensibile. Ho l'impressione che, ancora una volta, la realtà superi
l'immaginazione. Nel senso che embrioni di partito democratico - a dispetto
dei bizantinismi del dibattito politico-ideologico - esistono già nel mondo
reale, qui e ora, in molte città e province italiane, in questo stesso
Parlamento. E noi tutti ne facciamo esperienza quotidiana.
A Montecitorio siedo nei banchi riservati al gruppo dell'Ulivo e ho accanto
molti colleghi che, pur venendo dai Ds e dalla Margherita, si sentono a
tutti gli effetti parlamentari del gruppo unico dell'Ulivo. Si lavora
insieme, condividendo gran parte delle idee e degli obiettivi. E penso, ma è
solo un esempio, alla posizione comune su un tema sensibile come la ricerca
sulle cellule staminali.
C'è a volte disaccordo, certo, ma forse che nei Ds siamo tutti d'accordo
sulle grandi questioni? Forse che nella Margherita regna un clima di
assoluta armonia? Il fatto è che, mentre ci si attarda su questioni
ideologiche e, a volte, semplicemente nominalistiche, il mondo va avanti e
in tutta Italia, dentro e fuori le istituzioni, nascono laboratori che
anticipano nei fatti forma e contenuto del nuovo soggetto politico
riformista. E se questo è possibile in Parlamento perché non dovrebbe essere
possibile, a maggior ragione, nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni?
Perché nella nostra regione che pure per prima ha visto la costituzione dei
gruppi unici dell'Ulivo, si fa tanta fatica a mettere insieme le diverse
culture riformiste sotto un unico gruppo consiliare? Perché tanta
riluttanza? Non voglio, con questo, sottovalutare l'importanza del dibattito
attorno ai principi, ai fondamenti, alla cosiddetta carta dei valori del
futuro partito. Al contrario. Ma è attorno alla pratica quotidiana di
governo che si fissano le coordinate della politica riformista, è l'azione
di governo che alimenta il dibattito sui principi che altrimenti rischia di
rimanere astratto, privo di contenuto. D'altra parte è indispensabile
accelerare sulla strada del partito democratico perché senza una direzione,
senza un'intelligenza politica che sia all'altezza dei problemi del Paese (e
dell'Europa e del mondo) anche il governo dei territori e della nazione
rischierebbe di essere cieco, privo di una bussola. Il nostro compito è
quello, appunto, di stabilire questo circolo virtuoso tra azione di governo
e costruzione del nuovo partito. L'una sostiene l'altra. E insieme danno la
spinta decisiva al motore del cambiamento e dello sviluppo. Che è poi la
ragione ultima del nostro lavoro.
p. l'Ufficio Stampa della Federazione Provinciale DS: Sergio Gimelli via
Divisione Acqui, 127 - 41100 Modena -
Modena,11.05.2006
Lettera aperta
ai DS modenesi sul Partito
Democratico
Il centro
destra è stato sconfitto, l’Unione ha vinto le elezioni politiche. Si è aperta
una nuova stagione per l’Italia.
Questo
è il risultato più importante, che dobbiamo valorizzare e che affida al centro
sinistra grandissime responsabilità nei confronti dei cittadini di questo
paese.
Attenzione
quindi.
Il centro-sinistra, l’Ulivo e i DS, non possono permettersi, in questo momento,
di non dedicare ogni possibile energia a garantire il governo dell’Italia,
rispondere ai tentativi destabilizzanti, costruire la propria unità, vincere il
referendum costituzionale. Questo dovere
viene prima di ogni altro.
Dopo
aver assolto quel compito sarà necessario ritornare ad un’analisi approfondita,
non consolatoria, dei risultati elettorali: La fondatezza del ragionamento
secondo cui il voto all’Ulivo è un voto a favore del Partito Democratico, dal
quale si fa discendere l’urgenza della nuova formazione politica è tutta da
verificare: il risultato non entusiasmante dei DS e quello negativo della
Margherita (rispetto alle politiche del 2001) sono alla base di un tipo di
consenso alla lista dell’Ulivo (al 31%, come nel 2001) che non legittima
affrettate conclusioni.
La
lista dell’Ulivo, che pure ha ben figurato, ha beneficiato dell’effetto Prodi,
quale principale antagonista del governo in carica ed espressione di unità. Lo
scenario potrebbe non ripetersi identico una volta che l’Ulivo si presentasse
come un partito tra gli altri, coi suoi programmi, i suoi SI’ e suoi NO.
Dipende, da diversi fattori.
Sul piano politico, poi, ogni accelerazione –
improvvisata ed emotiva come quella in corso - rischia effetti destabilizzanti
nel centro sinistra: spinge i partiti a ricercare le differenze più che
l’unità, sollecita competizioni pericolose tra CGIL e CISL.
Non
è in discussione, com’è evidente, il legittimo sostegno ad un progetto
politico.
E’
in discussione la razionalità di procedere con lo stesso metodo con cui si
volesse costruire una casa iniziando dal tetto. “Partire dalle fondamenta”
vorrebbe dire: a) mettere a disposizione di iscritti ed elettori un manifesto
politico (una “carta dei principi”) che indichi con chiarezza orizzonte
progettuale, assunti politici fondamentali, collocazione nelle famiglie
politiche europee ed internazionali, organizzazione, possibilità di altri
partiti ed associazioni di far parte del nuovo partito. B) Sulla base di questa
“carta dei principi” – da far discutere nel paese - dovrebbero poi essere
convocati (entro tempi certi) i
congressi straordinari dei DS e della Margherita, (e, si spera, di altri
partiti e movimenti disponibili). E quindi ,sulla nascita e la conseguente
organizzazione del nuovo partito e delle sue rappresentanze istituzionali.
Nella
storia i partiti sono nati così. Iscritti ed elettori DS e Margherita, nonché
tutti quelli interessati, assistono invece da spettatori agli eventi. Non si sa
che cosa dovrebbe discutere l’ipotizzata “costituente”. Si avvia una corsa ai
gruppi unici dell’Ulivo nelle Istituzioni locali: scelta legittima e
comprensibile, naturalmente, ma che – nelle condizioni in cui avviene - rischia
di basarsi su presupposti assai gracili, e di creare una base prevalentemente
istituzionale (gli eletti) del futuro partito. Scelta ben più positiva e utile
sarebbe, se - oltre che le istituzioni – venissero coinvolte la società,
singoli cittadini e soggetti organizzati. Ma tale coinvolgimento oggi non
risulta purtroppo seriamente praticabile per le ragioni indicate.
Pertanto:
le maggioranze dei DS e della Margherita hanno piena legittimità (com’è ovvio)
ad avviare la costruzione del nuovo partito.
Chiediamo tuttavia maggiore
chiarezza politica e rispetto delle regole.. Questa è la priorità democratica tra i DS.
Chiediamo :
>
una decisione rapida, da parte della
Direzione Nazionale DS, sulla data di convocazione del congresso
straordinario che dovrà decidere sulle questioni sopra ricordate;
>che
quella stessa Direzione nazionale sia
convocata , d’accordo con Prodi e contestualmente all’organismo dirigente
nazionale della Margherita, per
presentare l’ipotesi della “carta dei principi” (la “carta d’identità”) del
nuovo partito, ipotesi da affidare, questa sì, ad una fase costituente tra
gli iscritti, gli elettori, i soggetti organizzati nel centro sinistra, la
cultura italiana;
> che la futura formazione politica (se
e quando ci sarà) sia il più possibile inclusiva (di partiti, movimenti,
singoli cittadini, soggetti culturali e sociali) che hanno reso possibile –
ognuno con propri contributi e con culture riformatrici essenziali- la vittoria
dell’Unione.
> che
tutti gli iscritti ai DS siano da subito coinvolti in questo processo.
Non
è possibile reggere ancora l’assenza di una chiara scelta , organizzativa e
politica, dei DS (partito post comunista approdato ufficialmente alla
socialdemocrazia, dalla quale bisognerebbe tuttavia separarsi – secondo alcuni
- con la nascita del Partito Democratico).
Bisogna quindi rompere gli
indugi. Nella chiarezza.
Sulla
DEMOCRAZIA INTERNA
e il nuovo
gruppo dirigente della Federazione
Abbiamo
bisogno, rapidamente, di un segretario-segretaria, di un gruppo dirigente, che
favorisca l’avvio di una più effettiva gestione plurale, collegiale e unitaria
del partito. Iniziando dalla scelta relativa in particolare agli incarichi di
tesoriere e organizzatore.
Proponiamo che la nuova
segreteria provinciale sia composta per il 50% da donne e che sia capace di
realizzare in modo reale il pluralismo politico del partito nella
rappresentanza istituzionale.
Quanto alla capacità di
direzione politica e di rapporto con la società, da parte dell’attuale
gruppo dirigente, dobbiamo sottolineare che:
- la linea politica con la
quale si è lavorato da alcuni anni, anche da parte della nostra federazione,
per unire il centro sinistra e rendere organica la presenza di RC nella
coalizione alla guida degli enti locali nella nostra provincia, si è rivelata
giusta e lungimirante. Ciò ha consentito di vincere tutte le tornate
amministrative e di rendere più solide le maggioranze che governano gli enti
locali;
- È stato prodotto un buon
lavoro di riflessione e di analisi di merito su diversi tra i temi più
qualificanti dell’agire amministrativo e politico; sulla casa, la mobilità e le
infrastrutture, l’immigrazione, la sanità, il lavoro, alcune politiche degli
enti locali, la scuola, ecc.. Non tutto quello che era necessario è stato fatto
ma il giudizio è , sul punto, complessivamente positivo.
- Si è rivelata tuttavia carente e inadeguata la capacità di costruire
analisi e proposte adeguate sulle determinanti economico-sociali e sui
cambiamenti culturali che caratterizzano la vita dei cittadini della nostra
provincia. Questo ha impedito sinora
alla Federazione di divenire effettivo ed autorevole interlocutore dei soggetti
sociali più rappresentativi (cooperazione, associazioni d’impresa ,
sindacati confederali, mondo del volontariato e del terzo settore, ecc.). Le
ragioni di questo fatto sono molteplici: le responsabilità soggettive del
gruppo dirigente, la tendenza ancora diffusa tra gli amministratori di agire
con logiche localistiche, la grande complessità dei processi in corso, sia
economico sociali che istituzionali, la carenza di persone e mezzi finanziari
da dedicare. Riteniamo che determinante sia stata l’insufficiente volontà e
chiarezza politica tramite cui perseguire quell’obbiettivo.
Il
nuovo gruppo dirigente dovrà quindi:
A)
assumere orientamenti politici precisi sulle questioni di fondo riguardanti il
nostro territorio. Prima fra tutte la sostenibilità dell’attuale sviluppo
urbanistico e di insediamento, infrastrutturale e produttivo in rapporto alle
dinamiche demografiche; secondo: sulle tendenze sistemiche dell’apparato
produttivo.
B)
lavorare per superare le lobbies che rendono difficile la vita democratica del
partito; b) superere le attuali persistenti divisioni, eredità di un passato
duro a morire ma che non ha altra giustificazione se non in logiche
personalistiche;
C)
impegnarsi per l’effettivo funzionamento degli organismi dirigenti e di
controllo, allo scopo di ripristinare la trasparenza dei processi decisionali e
la sovranità degli stessi organismi;
D)
presentare un piano di risanamento del bilancio del partito in modo da
garantire, accanto all’abbattimento del debito, l’autonomia finanziaria . Il
piano di risanamento, oltre a fare il punto sulla situazione e prevedere gli
interventi necessari per il risanamento stesso, dovrà fissare regole chiare (da
applicare in modo imparziale e con rigore) per le campagne elettorali, per la
contribuzione degli iscritti e degli eletti e designati (va applicato lo
Statuto, sinora eluso sul punto).
Va inoltre individuata con
urgenza un’alternativa a Ponte Alto e definito il ruolo delle feste dell’Unità (strumenti tuttora
indispensabili all’autofinanziamento e all’iniziativa politica dei DS).
Registriamo
infine un diffuso malessere tra iscritti e gruppi dirigenti: pur in presenza di
lodevoli eccezioni in qualche U.d.b, in generale il confronto e la discussione
politica sono spesso rituali. Cresce il carattere di autoreferenzialità del
partito, ma soprattutto di una parte rilevante degli amministratori.. I rapporti
con la società appaiono più deboli. Molto lavoro ci attende.
Sentimenti
Mauro, Garuti Miria, Gavioli Giuseppe, Cellurale Carmela, Rota Agostino,
Vellani Remo, Prampolini Giorgio, Cervi Fabio, Nora Eriuccio, Bursi Roberta,
Cavalieri Armando, Cavaliere Alfredo, Minniti Salvatore, Dondi Emidia ,
Vincenzi Giuseppe, Longhi Guido, Malena Micaela, Bisi Mimma, Salvadori Valerio,
Solmi Domenico, Barbolini Patrizia.
Modena, 9 maggio 2006
Si è tenuta la Direzione cittadina Ds: voto, partito Democratico,
referendum costituzionale e nuovi organismi dirigenti provinciali temi del
dibattito
A conclusione del ciclo di incontri tenutisi nelle varie
sezioni del partito di Modena la scorsa settimana, si è svolta nella serata di
ieri la Direzione cittadina dei Democratici di Sinistra, aperta dal Segretario Francesco Ori con un’analisi del
risultato elettorale e con una proposta di agenda politico programmatica. Due
le scadenze verso le quali Ori ha richiamato l’impegno e l’attenzione del
partito: l’ elezione dei nuovi organismi dirigenti provinciali ed il no al
referendum costituzionale che si terrà a fine giugno e per il quale i Ds hanno
già iniziato a lavorare essendo entrati nel Comitato provinciale per la Difesa
della Costituzione. Alla platea della direzione modenese Ori ha sottoposto una
sintesi della discussione che, nelle sezioni modenesi, si era avuta sulla
questione dell’Ulivo e dell’opportunità di costituire a breve partito
Democratico. Secondo Ori il confronto di questi giorni ha dimostrato che i Ds
sono disposti ad accettare la sfida del partito Democratico sulla base di due
parole chiave: “Partecipazione e coraggio politico”.
Nei 14 interventi al dibattito è emerso un sostanziale
accordo sulla necessità di avviare una discussione concreta sul futuro del
partito Democratico e sulla possibilità che Modena si proponga come laboratorio
per questa discussione in vista dello sbocco nazionale di questo percorso. La
costituzione appunto di un nuovo partito, che nasca con il contributo di
diversi soggetti politici e che non potrà essere la somma dei diversi gruppi
dirigenti.
All’attenzione dell’assemblea anche la necessità di
analizzare meglio l’orientamento del voto giovanile, che alle ultime elezioni
politiche ha dimostrato di prediligere l’Ulivo e che ha inoltre determinato
l’affermazione del centrosinistra anche nelle elezioni studentesche dell’Ateneo
di Modena.
Infine concludendo la Direzione cittadina Ori ha osservato
che, essendo ormai terminata una lunga stagione di campagne elettorali, il
partito deve dedicarsi all’organizzazione di una forte agenda politica, che
ponga, tra le altre cose, particolare attenzione ai temi della cultura,
dell’integrazione e welfare, ambiente, economia.
La Direzione dei Ds si è inoltre impegnata, in vista
dell’elezione del nuovo Segretario provinciale, a lavorare per elaborare
proposte programmatiche sul futuro impegno della Federazione Ds, sottolineando
la necessità di una maggiore innovazione politica e organizzativa del partito.
Modena 21-4-2006
Le due vie per
il Partito Democratico
Intervento di Antonio Finelli della Segreteria DS di Modena
La
questione del Partito democratico, anche a Modena, credo vada affrontata con
prudenza e con grande serietà. E’ una questione troppo importante per lasciarla
solo alla proposta di far nascere subito gruppi consiliari, ora e ovunque, in
tutti gli organismi istituzionali elettivi.
Intendiamoci,
benissimo la nascita di gruppi unitari laddove la base elettorale è stata
unitaria, vedi elezioni regionali e camera dei deputati. Credere però che basta
diffondere il modello a tutti i livelli istituzionali per dare per scontato la
buona riuscita del progetto può essere un errore.
Io
credo che gli strumenti operativi e organizzativi siano una conseguenza delle
decisioni politiche o quanto meno una condizione necessaria ma non sufficiente.
Occorre
definire una vera e propria fase costituente dove il passaggio ai gruppi unici
sia comunque inserito in un percorso fatto di tappe e governato da una
strumentazione autorevole e responsabile di tutto il progetto.
Michele
Salvati per esempio parla di Gruppo costituente e di Carta dei valori con cui
partire. Può essere una strada.
Comunque di Partito Democratico non solo c’è bisogno ma è nelle cose di questo
pezzo di storia repubblicana. Ce n’è bisogno innanzi tutto per essere
finalmente un Paese europeo e “normale” dove il bipolarismo non sia un
bipolarismo qualunque ma un sistema di alternanza dove nell’uno e nell’altro
schieramento vi sia, netto e prevalente, un partito a forte vocazione popolare
e perciò non estremista ma che si possa identificare in un partito conservatore
o moderato da una parte e riformista e di impegno sociale dall’altra.
Anche
“il come” deve essere fatto il progetto ha una sua importanza. Ci sono due
percorsi in campo, uno di tipo centrifugo, dove dall’indicazione che viene dal
centro partono le repliche in periferia, (gruppi unitari nelle istituzioni,
comitato nazionale e comitati provinciali o comunali, documento di base da
discutere in periferia e via dicendo).
L’altro
percorso potrebbe essere di tipo centripeto e cioè dalla periferia si muovono
partiti e movimenti dando vita o rinnovando l’esperienza dell’Ulivo sia del 96
che per certi versi a quella che portò all’indicazione di Prodi candidato
nell’ottobre 2005.
Il
primo percorso è certamente più pragmatico, basato su accordi tra partiti. Il
secondo e più movimentista fondato sui circoli , sullo spontaneismo e sul
desiderio di unità del “popolo dell’Ulivo”. La strada migliore credo sia un mix
dei due.
Un
percorso che ci permette di non lasciare per strada nessuno, e che ci consenta
di aprire un discorso con alcune esperienze socialiste riformiste e di sinistra
che oggi sono concentrate in un altro progetto, come quella della Rosa nel
Pugno, una testimonianza legittima e importante, per carità, ma che mi pare sia
fuori dal disegno di Partito Democratico, e quindi di poco respiro strategico.
In
un percorso calato troppo dall’alto, altri movimenti di ispirazione cattolica e
non classificabili tout court nella Margherita potrebbero trovarsi in
difficoltà per carenza di confronto o perché potrebbero sentirsi non
protagonisti del progetto.
Antonio
Finelli
Segreteria
Ds Modena
9/4/05
Uniti nell'Ulivo ha vinto: perchè non creare un
laboratorio politico per la Federazione?
Nonostante la schiacciante vittoria sulla Casa delle libertà
il Centrosinistra non può permettersi di adagiarsi.
Alcune iniziative politiche sono già stata prese a livello nazionale. Il
centrodestra è in crisi e si è sciolto, finalmente il nodo delle primarie del
centrosinistra: "Più primarie di così" ha detto saggiamente Bersani.
Dunque avanti con Prodi leader dell'Unione e avanti con Uniti nell'Ulivo cioè
la Federazione.
La periferia però non può solo attendere, ma deve partecipare al nuovo
percorso.
A Modena non mancano le intenzioni per dar vita alla costituzione di gruppi
consiliari unitari: queste intenzioni si dovranno trasformare presto in una
proposta concreta superando le perplessità che alcuni hanno espresso. Questa è
la condizione per fare di Uniti nell'Ulivo quel nuovo soggetto politico che gli
elettori hanno riconosciuto come interlocutore primario nel panorama del
centrosinistra modenese e non solo.
A livello di partiti però, accogliendo anche un auspicio che viene da molti
amici e compagni dell'Ulivo si potrebbe dar vita, in via sperimentale ad un
laboratorio politico, una associazione intitolata alla nascitura Federazione o
alla lista Uniti nell'Ulivo che, dopo il battesimo delle Europee e queste
Regionali ha dato prova di avere un ottimo gradimento. Una sede dove riflettere
sulle ragioni di un moderno riformismo, leva del cambiamento e del rinnovamento
delle società moderne. Una sede dove far crescere un confronto tra le
tradizioni politiche che confluiscono in Uniti nell'Ulivo. Per far crescere un
confronto tra coloro che vogliono partecipare fin dall'inizio alla scommessa
della Federazione dell'Ulivo.
Gli spazi, a Modena, per questo esperimento ci sarebbero, i compagni e gli
amici disposti a lavorarci, pure: si tratta solo di iniziare.
Francesco Ori, Segretario Unione Comunale Ds Modena
Antonio Finelli, Responsabile economia della Segreteria Provinciale Ds