Al
direttore della Fiera del libro di Torino, signor Ernesto
Ferrero
Ho
ricevuto la vostra lettera che mi invita a partecipare alla Fiera
internazionale del libro prevista per il prossimo mese di maggio.
La
cultura italiana ha un grande spazio nel mio cuore: la sua creatività
artistica ha avuto un ruolo importante nel cambiare il mondo,
renderlo meno crudele e quindi più giusto, proiettato verso la
libertà e il coraggio che ci vuole per difenderla.
Ma
grande è stata la mia sorpresa quando ho saputo che la vostra
Fiera ha invitato lo Stato di Israele come ospite d'onore, e
nell'occasione dei 60 anni dalla sua nascita, tanto più che
insieme all'invito ho ricevuto la notizia del massacro a Gaza di 20
palestinesi per mano delle forze di occupazione israeliane e che il
portavoce del governo, nel descrivere il massacro, dichiarava: "è
lo spettacolo più bello che si possa vedere" .
Noi
non siamo con la Palestina perché siamo palestinesi o arabi,
ma perché la Palestina è una dura prova quotidiana per
la nostra coscienza umana. La vostra decisione di invitare Israele
come ospite d'onore ha dato un brutto colpo alle coscienze e ai
sentimenti di milioni di persone in tutto il mondo e anche a quegli
scrittori e artisti italiani che con coraggio sostengono la Palestina
e la sua causa, per il semplice fatto che è una giusta
causa.
Ho visitato l'Italia molte volte, ci ritorno spesso, grato alla gente
che incontro e a cui mi lega un rapporto che va al di là di
quello che ho con i lettori dei miei libri. Non voglio chiedervi
quale sarà la vostra risposta quando vi chiederanno con quale
coscienza vi siete
mossi
nell'organizzare questa mostra, scavalcando i più semplici
diritti, come dimostra la storia e l'umanità, e accettando che
la sofferenza dei palestinesi e il furto delle loro terre siano
oggetto di celebrazione per i loro assassini e occupanti . Una
occasione del genere dovrebbe portare chiunque, e soprattutto gli
uomini di cultura, a manifestare la propria umanità e a
solidarizzare con il popolo palestinese, dato che è questo ad
essere stato sradicato dalla propria terra nello stesso giorno in cui
lo Stato di Israele è nato. Un popolo, quello palestinese, che
subisce la più brutale repressione e viene massacrato da 60
anni,
quotidianamente.
Nel giorno della loro Nakba ( catastrofe ) i palestinesi spererebbero
in una reazione di umanità, ricevono invece la vostra
decisione che non prende in
considerazione
l'ingiustizia e la sofferenza. Quale sarà l'impatto sugli
scrittori e gli artisti italiani che credono nella causa palestinese?
Auspicherei
che la direzione della Fiera cambi rotta e corregga l'errore di aver
invitato lo Stato di Israele come ospite d'onore. Il mondo della
cultura non può tacere di fronte a chi descrive un massacro
come, " lo spettacolo più bello che si possa vedere".
Preghiamo
piuttosto
per una cultura della bellezza che ci accomuni,
Ibrahim
Nasrallah