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IL SOGNO DI UNA PARRUCCHIERA

In questa intervista, realizzata qualche giorno fa, abbiamo cercato di mettere in evidenza, partendo dalla situazione di questa ragazza Ghanese, diversi aspetti dell’essere lavoratore e straniero in Italia e di come anche l’intervento sociale atto all’inserimento, riesca a volte a dare dei buoni risultati. Non sempre i lavoratori stranieri vengono nel nostro paese a rubare e non sempre i soldi spesi per “prima accoglienza” sono soldi sprecati. Lo stesso ovviamente vale anche e non solo per gli stranieri ma per tutte quelle situazioni di difficoltà sociale che da troppo tempo attanagliano la nostra società. La condizione di precario, sfruttato ed emarginato non è una condizione voluta, “un’appartenenza di razza” , spesso invece rappresenta, per chi vuole arricchirsi senza scrupoli, una vera e propria necessità sociale. Spetta a tutti noi contrastarla, per loro e soprattutto per noi stessi.


D - Come ti ho spiegato stiamo realizzando delle interviste sui lavori precari oggi nel nostro paese, mi racconteresti la tua storia di lavoratrice? Ti chiami?

R - Sara Owusu e vengo dal Ghana. Sono arrivata in Italia nel 2000, ho 21 anni, non sono sposata e non ho figli.

D – Ne deduco che quando sei arrivata in Italia eri minorenne e per questo credo che tu sia stata affidata ai servizi sociali. Sono stati utili per il tuo futuro?

R - Si, mi hanno aiutato molto, credo che senza di loro forse oggi non sarei riuscita ed essere quello che sono: una parrucchiera.

D - Cosa ti ha spinto a decidere di fare la parrucchiera?

R – Nulla di preciso, volevo imparare un mestiere e ho pensato che questo poteva essere il più adatto. Mi sono impegnata, ho seguito una scuola di specializzazione a Carpi e dopo due anni e mezzo, ci sono riuscita.

D – Hai detto che hai studiato per fare la parrucchiera, sei attualmente impiegata presso qualche parrucchiere?

R- Si, Attualmente lavoro in un salone molto importante in centro storico. Lavoro cinque giorni la settimana dalle 9 alle 18 circa.

D – E’stato semplice trovare lavoro?

R - Si, direi che per me è stato molto facile. Forse è stato anche l’esser riuscita a frequentare la scuola con assiduità e la conoscenza che la scuola ha sul territorio.

D – Sai dirmi con che contratto sei stata assunta? Hai un contratto a termine, a tempo indeterminato oppure sei inquadrata come apprendista?

R - Mi sembra di avere un contratto a tempo indeterminato pur essendo apprendista.  

D – Prima, parlando del tuo orario di lavoro, accennavi al fatto che dovresti finire “circa alle ore 18”, in che senso?

R – Circa, perché come tutte le parrucchiere, si sa quando si comincia ma non sempre quando si finisce. A volte si lavora per 8, 9, 10 e anche 11 ore. Dipende dai giorni, dalle festività…

D – Ci racconti come si svolge la tua giornata lavorativa?che mansioni hai?

R – Beh, si lavora tanto. Faccio un po’di tutto.

D – E per questo “fare un po’ di tutto” che stipendio percepisci?

R - Non più di 700 euro al mese.

D – Ritieni che il tuo essere straniero ti abbia in qualche modo costretta a subire il ricatto del possibile licenziamento in qualsiasi momento?

R - Dove lavoravo prima si ma dove sono adesso mai. Per esempio, nel posto dove lavoravo prima, ero stata assunta con un contratto a termine che veniva rinnovato continuamente. Non so come e non mi veniva neanche data nessuna spiegazione.

D – Alla fine cosa è successo? Ti Hanno licenziata?

R – No, me ne sono andata via soprattutto perchè mi maltrattavano. Dovevo essere sempre a disposizione e lo stipendio era anche più basso.

D - Ci sono altre persone che si trovano nelle tue stesse condizioni di lavoro?

R – Si, la maggior parte sono stranieri però, non mancano anche gli italiani.

D – Ma data la vostra situazione, non provate mai a parlate tra di voi dei vostri diritti?

R - Qualche volta ma non abbiamo mai pensato di rivolgerci ai sindacati anche e soprattutto perchè non ho mai avuto il coraggio di farlo.

D - Siete mai state avvicinate, all’uscita dal lavoro, da un rappresentante sindacale?

R – No mai. Io non li ho mai visti.

D – Se possiamo usare una frase tipica del nostro paese “come pensi di fare da grande”? Hai delle speranze, dei “sogni nel cassetto”?

R- Intanto lavoro molto. Cerco di fare tante ore perché vorrei solo guadagnare di più per poter andare avanti e realizzare il mio sogno. Che è quello di poter andare in vacanze nel mio paese, L’ultima volta, l’ho visto sette anni fa.

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