|
|
NON DIMENTICARE GENOVA 2001 di Boris
In
questi ultimi giorni, si è tornato a parlare, grazie alle cronache dei
processi in atto, di quanto avvenuto a Genova durante i lavori del G8
del 2001. Dalle deposizioni degli
imputati delle forze dell’ordine, sino ad ora è emerso in modo evidente
quanto denunciato, da ormai diversi anni, da chi si trovava in quei
tragici giorni nelle vie della città. Per
questo motivo, abbiamo ritenuto giusto che oggi, 21 luglio 2007, si
ricordasse non solo la morte di Carlo Giuliani, senza esaltazioni
martirizzatici o giudizi accusatori, ma anche quanto avvenne in quei
giorni nelle pizze, in quella scuola e in quella caserma, sopra quella
città. Spiace, infatti, sentire che la
grande mobilitazione di donne e uomini, ragazzi e ragazze di diverse
estrazioni sociali e religiose, sia stata volutamente offuscata dalla
violenza scaturita da un gruppo di facinorosi e dalle cosiddette forze
dell’ordine. Ognuno con obiettivi apparentemente diversi ma
reciprocamente funzionali al mantenimento e alla stabilità di un
“sistema mondo”, governato solo per il bene dei grandi della terra. In
quei giorni in quella città vi erano una moltitudine di sigle ed
organizzazioni pacifiste che altro non avevano in mente che denunciare,
con la loro presenza, i soprusi dei ricchi verso i più poveri. Dai
cattolicissimi “Beati costruttori di pace” alla moderatissima “Rete di
Lilliput” e alle organizzazioni sindacali come la FIOM e COBAS. Tutti
insieme per un unico obiettivo: chiedere un mondo migliore da quello che i grandi della terra, stavano pianificando in quella sede. In
mezzo a quelle organizzazioni vi erano anche diversi gruppi politici
antagonisti che da tempo si ispirano ai principi di libertà espresse
nel pensiero socialista, comunista o anarchico. Organizzazioni che si
sono distinte da sempre, nel nostro paese, per condotta democratica e
rispettosa delle istituzioni. Salvo che oggi esprimere un dissenso, a
volte anche in modo forse eccessivamente colorito, significhi essere
classificati e perseguitato, come volgare terrorista o
neo-rivoluzionaro. Quella manifestazione
e quel modo festoso di rappresentare le minoranze in quei giorni a
Genova, ha rappresentato sicuramente il punto più alto della diffusione
del movimento No-Global nel nostro paese. Come la reazione violenta,
punitiva e fascista delle forze dell’ordine nei confronti di quel
popolo inerme che a mani nude pacificamente sfilava, ha rappresentato
il punto più alto di oppressione dalle classi economiche e politiche
che governano non solo il nostro paese. I
black-block hanno sicuramente una base logistica esaltata che teorizza
il caos come mezzo rivoluzionario, ma dato che sono conosciuti,
potevano essere tranquillamente isolati e fermati senza permettergli di
distruggere banche, macchine e simboli del potere capitalista, come da
loro enunciato. Invece si è lasciato fare, con anche dubbi su possibili
infiltrazioni, in modo da poter avere mano libera per poter colpire
volutamente tutti quelli che erano disarmati e inermi. Con l’obiettivo
di creare nell’immediato una reazione violenta e in seguito,
sciogliere, dividere e spaventare un movimento che grazie alle nostre
popolari radici democratiche stava sempre più allargandosi. In questo
modo non solo si è ottenuto di spaventare i più giovani incutendo la
paura e l’impossibilità a ribellarsi a un dato sistema, ma dividere i
singoli gruppi politici ad assumere “dopo Genova” una posizione
oltranzista o eccessivamente moderata. Questo scatto violento e
sagacemente orchestrato dalle forse dell’ordine e quindi dal governo
allora in carica, è riuscito a rompere quell'unità che forse avrebbe
potuto portare lontano. Noi che
crediamo ancora nella democrazia e nella libera espressione, ci
possiamo permettere di esprimere questo parere, denunciando tali
soprusi, anche come appello alle forze democratiche che all’interno
della forze dell’ordine di questo paese, esistono e che quotidianamente
cercano in modo onesto, giorno dopo giorno, di compiere il proprio
lavoro. La democrazia va conquistata e difesa tutti i giorni. In ogni luogo, nelle piazze come nella nostra vita quotidiana.
|
|
|
|